La corrente artistica più importante che si è sviluppata in italia nel secondo dopoguerra, dai tardi anni Sessanta in poi è stata quella denominata “Arte Povera”, così chiamata dal critico fondatore Germano Celant in riferimento al “teatro povero” inventato da Jerzy Grotowski, un teatro senza orpelli che mette in scena solo le relazioni umane.
Arte povera: le origini
Gli aspetti principali dell’Arte Povera si concentrano sull’insistenza sull’energia primaria come fonte di ogni creatività, sulle attitudini individuali, sulla riflessione delle condizioni prime dell’esistenza di cui le opere risultano lo specchio. L’obiettivo è quello di condurre una “guerriglia” contro l’estetica, ma anche contro l’etica e la politica dominanti. Le origini dell’Arte Povera possono essere riscontrate nelle ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Pino Pascali; nel tema dell’abitare come esigenza esistenziale messo a fuoco da Carla Accardi e nella semplificazione delle forme di nell’opera di Francesco Savio.
Arte Povera: le mostre
L’Arte Povera è strettamente connessa alle esperienze internazionali europee e americane della Process Art e dell’Arte Concettuale, da cui però l’Arte povera si distacca per una maggiore attenzione agli aspetti emotivi e formali, oltre che intellettuali, dell’opera.
La mostra-manifesto dell’Arte Povera arte povera più azioni povere venne organizzata ad Amalfi nel 1968 dal Centro Studi Colautti di Salerno promosso da Marcello Rumma e curata da Germano Celant (che aveva già organizzato la prima mostra di Arte povera Arte Povera-IM spazio, Galleria La Bertesca, Genova, settembre-ottobre 1967, e pubblicato il manifesto teorico “Arte povera. Appunti per una guerriglia”, novembre 1967). Allestita negli spazi degli antichi Arsenali della cittadina di Amalfi, la mostra presentò una serie di opere di natura processuale, insieme ad azioni, happening e performance. L’evento, oltre a essere una delle mostre collettive più importanti del tempo, segnò una tappa fondamentale per l’arte contemporanea italiana che riuscì a trovare una sua dimensione creativa originale nel panorama avanguardistico internazionale. Infatti, insieme a quelli che saranno gli esponenti dell’Arte Povera come Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Paolo Icaro, Jannis Kounellis, Gino Marotta, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Gilberto Zorio, la rassegna di Amalfi incluse anche artisti europei come l’inglese Richard Long e gli olandesi Jan Dibbets e Gerard Van Elk.
L’Arte Povera non vuol rappresentare l’idea, ma è indirizzata a presentare il senso e il significato concreto delle cose reali, è un inno all’elemento primario (terra, acqua, fuoco, animali), è la fisicizzazione di un’idea che si traduce in materia. In occasione della prima mostra alla Galleria La Bertesca, Germano Celant scrive «I lavori di Paolini, Boetti, Prini, Kounellis e Pascali riguardano fondamentalmente archetipi mentali e fisici, tentano di evitare ogni complicazione visuale, per offrirsi come “dati di fatto”. I singoli lavori dimostrano una tendenza generale all’impoverimento e alla decultura dell’arte.»
Arte Povera: gli esponenti
Realizzati con le tecniche e i materiali più diversi, i lavori dei poveristi non sono classificabili in senso tradizionale, cosicché ogni tentativo di categorizzazione tra pittura, scultura e performance risulta sterile. Tra i maggiori esponenti:
Giulio Paolini (1940) il più concettuale di tutti, riflette sui metodi della rappresentazione artistica, con un voluto aggancio alla rappresentazione teatrale.
Michelangelo Pistoletto (1933) indaga i fondamenti del tempo vissuto utilizzando materiali comuni come cartone, stoffa, compensato e altro. Famosissima è la sua Venere di Stracci (1967)
Jannis Kounellis (1936-2017) si è dedicato a forme e materiali che costituiscono immagini basilari della vita di tutti i giorni nel contesto occidentale: il letto, la finestra, il fuoco, i sassi.
Mario Merz (1925-2004) ha lavorato sui fondamenti della vita come processo sia biologico, sia storico. Tra i suoi temi prediletti quello dell’abitare rappresentato nei suoi igloo.