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Cos’è la street art?

Street Art

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Chi non ha mai sentito parlare di street art? Sicuramente questo termine è noto ormai a chiunque, anche se magari alcuni non sanno definire a cosa si riferisce nello specifico o quali movimenti questa forma d’arte comprenda al suo interno.

Esistono diversi punti di vista e molti sono i dibattiti sul tema, che si dividono tra chi ha prospettive assolutamente positive e accomodanti verso il filone della street art, e chi invece vede questa forma d’espressione come invasiva e dall’impatto negativo per l’ambiente urbano.

La discussione probabilmente non arriverà mai ad un punto di incontro sull’argomento e le differenti opinioni resteranno ancorate alla loro sponda, mentre la street art, in ogni caso, procede nella sua evoluzione.

Cos’è la street art?

Cosa si intende, esattamente, per street art? Semplicemente una forma d’arte sicuramente particolare e interessante: si è sviluppata in ambito moderno e trova espressione, come suggerisce il nome, in luoghi pubblici, prevalentemente all’aperto in zone urbane ben visibili al pubblico di passaggio.

Alcune opere definibili come street art vengono create senza nessuna autorizzazione (da qui le critiche che vengono spesso mosse a questo movimento), ma non sono rari i casi in cui le creative realizzazioni urbane vengono addirittura richieste direttamente dai comuni e dagli enti pubblici, che coinvolgono artisti dotati di particolare talento per riqualificare alcune zone particolarmente degradate della loro città.

Questa forma d’arte può infatti portare un incredibile valore aggiunto a determinate zone abitate, rendendole uniche, originali e piacevoli, non solo per i residenti di passaggio, ma anche per eventuali turisti in visita nella destinazione.

Si crea spesso confusione tra la street art e i graffiti, che spesso vengono ritrovati su facciate, serrande e palazzi, soprattutto nelle metropoli. Nel primo caso si è di fronte ad una vera e propria forma d’arte, che può piacere o meno, ma che va oggettivamente distinta dai semplici graffiti, una forma di vandalismo che non porta nessun valore aggiunto, ma che, anzi, aggiunge ulteriore degrado a zone cittadine o palazzine già decadenti.

I graffiti sono stati spesso ritrovati inoltre anche su monumenti e opere all’aria aperta ed hanno arrecato danni inestimabili ad antichi pezzi d’arte, mantenuti intatti negli anni e deturpati in pochi istanti. È un mondo insomma totalmente differente dalla street art e i veri artisti street cercano sempre di porre in evidenza questo fattore a chi non conosce il loro movimento.

Cosa dà vita al movimento

Le motivazioni che spingono gli artisti a realizzare questi veri e propri quadri open air possono essere diverse. Per alcuni creativi è semplicemente un sottile movimento di protesta, che punta ad attaccare concetti quali il capitalismo, la politica, la proprietà privata o le ineguaglianze sociali.

In altri casi gli artisti vedono questo modo di esprimersi semplicemente come una libertà artistica, che punta a caratterizzare strade, piazze, palazzi e grosse facciate di edifici visibili ad un’ampia fetta di pubblico.

La visibilità di queste opere a cielo aperto è particolarmente elevata in quanto esse vengono appunto realizzate in contesti pubblici, spesso in zone frequentate e densamente popolate, da abitanti del luogo, visitatori, turisti esteri, etc. Si crea quindi una sorta di connessione tra l’area urbana e l’artista che realizza l’opera, trasformando alcuni punti della città in vere e proprie gallerie d’arte urbane.

Data l’enorme esposizione dell’autore, l’intento degli artisti non è quindi quello di danneggiare le zone che trasformano in “tele”, ma piuttosto di caratterizzarle esternando la loro arte con creatività e maestria e mostrando con orgoglio la loro firma sulla creazione.

Le origini della street art

Non si hanno riferimenti particolarmente precisi in relazione alle origini della street art, ma si sa con buona certezza che è negli anni ’70 che si inizia ad intravedere questo fenomeno localizzato nella periferia di New York, mentre intorno agli anni 2000 si verifica una vera e propria esplosione di questo movimento, grazie ad artisti diventati col tempo particolarmente famosi, come ad esempio Banksy.

Il suo nome è ormai celebre: si tratta di un artista proveniente dal Regno Unito che, armato di bombolette e stencil, ha trasformato diverse zone urbane con opere che sono ormai oggi conosciute in tutto il mondo.

Come nasce un’opera di street art

Sono moltissime le modalità con le quali è possibile dare libero sfogo alla creatività: tecniche, colori, strumenti, stile e posizione sono personali e vengono scelte in base ai gusti dell’artista, ma anche in relazione al risultato che si vuole raggiungere.

Lo strumento di lavoro più utilizzato è comunque indubbiamente la bomboletta spray. Con questo semplice alleato sono state realizzate opere incredibili, che riproducono giochi di luce e ombre, sfumature e trompe-l’oeil dall’incredibile impatto visivo.

Le bombolette spray non sono però così semplici da utilizzare e tutti i giovani artisti che iniziano a realizzare le proprie opere si scontrano con questo strumento che, se all’apparenza sembra alla portata di tutti, nella pratica si rivela essere piuttosto complesso da padroneggiare.

La street art è un movimento decisamente affascinante, criticato da molti e amato da altrettante persone. Nonostante i tentativi di fermare gli artisti non autorizzati, questo fenomeno continua a proliferare, attirando sempre nuovi giovani artisti attratti dal desiderio di mostrare al mondo le loro capacità.

 

Dalla protesta alle gallerie

La Street Art nasce a New York come segno di protesta negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, per poi svilupparsi ulteriormente con il graffitismo negli anni Settanta e ancora negli anni Ottanta con l’avvento dello spray. Inizialmente era una forma di ribellione, un modo per sfuggire al deprimente anonimato, una contestazione contro la società e la politica. Ma era anche un modo per esprimersi al di là dei critici d’arte e delle gallerie, appropriandosi degli spazi pubblici e arrivando alla massa. Non per nulla i luoghi preferiti dai writer erano le stazioni ferroviarie e della metropolitana e le piazze. Tra i primi writer figurano artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, capaci di conquistare in poco tempo anche l’attenzione delle gallerie.

Fenomeno senza barriere: da New York al mondo intero

Il fenomeno della Street Art nelle sue varie declinazioni si estende velocemente da New York a tutti gli Stati Uniti e all’estero. Berlino, Parigi, Dublino, Bristol, Madrid, Barcellona. Grande e piccole realtà vengono pervase da questo movimento. All’inizio le opere sui muri dei writer vengono osteggiate e cancellate e sono considerate mero vandalismo. Ma poi la sensibilità verso tale forma artistica cresce, anche grazie a opere di sensibilizzazione promosse dagli stessi artisti, e si comprende la differenza tra il semplice atto vandalico e l’opera artistica.

Le città italiane e la street art

Anche l’Italia viene contagiata dalla Street Art. Particolarmente vivaci risultano in questo senso Milano, Bologna e Roma. Tra l’altro uno dei grandi nomi a livello mondiale della Street Art, al fianco di Bansky e Mr Brainwash, è un writer italiano: Blu. Un nome che si affianca a quelli di tanti altri artisti, tra cui Ericailcane, Eron, Lucamaleonte, Alice Pasquini, Andreco.

La periferia con la Street Art entra nelle guide turistiche

I writer per la realizzazione delle loro opere amano molto le grandi pareti di palazzi e grattacieli, che diventano un museo a cielo aperto. E da composizioni spontanee e improvvise, i murales dei writer sono diventati ricercati e richiesti da associazioni, università, aziende e parte di progetti per la riqualificazione delle periferie. Una nuova bellezza a colorare zone spesso grigie e dimenticate.

A Roma, ad esempio, accanto al più noto Pigneto, i luoghi della Street Art sono Ostiense, il Quadraro, San Basilio, Tor Bella Monaca, Tor Marancia, San Lorenzo, Torpignattara e Rebibbia. Zone oggi conosciute e visitate anche grazie al progetto il MURo – Museo di Urban Art di Roma (tra i committenti ANAS, Università Roma Tre e il Comune di Roma), all’istituzione culturale no-profit 999CONTEMPORARY con i progetti Big City Life e Ostiense District.

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