Da sempre l’arte vive una profonda relazione con il sacro, forse perché le persone più facoltose della storia (come ad esempio nobiltà e clero) ottenevano consenso sociale attribuendo al loro potere una giustificazione divina, oppure per la loro capacità di suscitare empatia nelle persone, spingendole a ricercare il bene comune o dando forma alle profondità dell’animo umano.
Possiamo così ritrovare atavici connotati religiosi nelle pitture rupestri, emblematiche fattezze divine negli oggetti sacri utilizzati dalle prime civiltà umane, o imponenti strutture sacre e funerarie, come ad esempio templi, piramidi e catacombe, pensate per rendere più sottile la distanza tra il mondo dei vivi e quello dell’oltretomba: la religione, qualsiasi essa sia, ha così influenzato l’opera di artigiani, scultori, architetti e musicisti, uomini di scienza e di fede.
Facendo un passo avanti, la maggior parte delle religioni monoteiste del passato prevedevano il divieto di rappresentare la divinità oggetto di venerazione, e questo argomento è stato al centro del dibattito “L’Arte nel dialogo tra le Fedi” svoltosi nel 2018 presso la grande Moschea di Roma, evento di chiusura della mostra “Lo Spirituale nell’arte: Espressioni di Armonia tra le Fedi”, a cui hanno partecipato grandi esponenti religiosi di fedi differenti.
Arte e Religione: “L’Arte nel dialogo tra le Fedi”
A distanza di più di tre anni dall’ evento, possiamo sommariamente ripercorrere i tre interventi degli esperti intervenuti nel dibattito relativo all’arte nelle religioni monoteiste: ebraismo, buddismo, islamismo e cristianesimo.
L’arte nella religione ebraica
Luca Zevi, architetto e urbanista che ha ricoperto il ruolo di progettista del Museo Nazionale della Shoah, afferma che “L’arte ebraica non poggia su spazzi fisici ma è sempre stata trasportabile ed immateriale, ciò è dato dalla storia dell’esodo e, più di recente, dalla messa in discussione della rappresentazione classica. Oggi tutto è in movimento, ecco allora l’affermarsi di tante rappresentazioni cinematografiche che rispecchiano la realtà e la modernità della vita di oggi”.
L’arte nella religione buddista
Sull’argomento è intervenuto Massimiliano Polichetti, responsabile del Museo dell’Arte Orientale Giuseppe Tucci di Roma, sostenendo che “Per molti secoli, nel buddismo non è stato rappresentato il creatore perché il rispetto per la sua grandezza era talmente profondo che rendeva impossibile dargli un volto o una forma. Inoltre il Budda, per sua esplicita affermazione è inesprimibile, ciò ha generato un silenzio iconico. Alle sue origini il buddismo era una religione praticata da pochi prescelti, dopo 4 concili la religione venne estesa ad una pratica più di massa. Da questa “espansione” è nata l’esigenza di utilizzare un linguaggio più riconoscibile e simbolico: la rappresentazione del Budda viene dunque ispirata all’Apollo classico. Dare forma umana alla divinità era una convenzione, ma fu necessario e l’arte sacra divenne il supporto sensibile alla spiritualità.”
L’arte nella religione islamica
In questo caso a parlare di religione islamica è stato Omar Camilletti, purtroppo deceduto nel mese di agosto di quest’anno, che è stato uno dei primi italiani convertiti all’islam e funzionario della Grande Moschea di Roma. Durante l’evento ha sottolineato analogie e differenze tra le due religioni, affermando che “l’architettura della moschea di Roma è ispirata all’arte islamica d’Europa, la nostra è un’architettura duttile, le moschee riprendono le forme degli edifici del paese dove si trovano, questo si riscontra in Europa, Africa, Cina. Nell’islam, contrariamente al cristianesimo, non esiste l’arte sacra poiché si da importanza a cose come la contemplazione, la preghiera, il digiuno”. Per questa ragione, nonostante le arti islamiche abbiano storicamente dato alla luce meravigliose opere pittoriche e architettoniche, si focalizza più tipicamente sulla calligrafia e raramente raffigura l’essere umano, temendo il peccato di imitare l’opera di Dio.
L’arte nella religione cristiana
Arrivando a parlare della religione occidentale più diffusa, il critico d’arte Giorgio Palumbi commenta che “l’arte è un mezzo che spinge chi la crea e chi ne fruisce al bello. La ricerca della bellezza, nelle varie forme artistiche, comporta e produce sensibilità, bontà, altruismo, per questo le varie espressioni artistiche uniscono gli uomini e le fedi. Il messaggio dell’arte va approfondito e contemporaneamente va approfondito il rispetto dell’altro. Cercare di capire i sentimenti degli artisti è un modo di andare verso l’altro, di condividere senza voler prevaricare.”
Nel cristianesimo, e a differenza della religione islamica, l’espressione artistica ha tessuto un profondo legame tra l’uomo e dio: un legame così forte e libero che è stato spesso oggetto di critiche, censure e persecuzioni da parte degli stessi esponenti religiosi.
Nelle prime righe di questo articolo affermavamo che il legame tra Religione e Arte deriva dal consenso sociale e dalla loro capacità di spingere le persone verso il bene comune; ma la verità è che sono entrambe profonde espressioni della libertà umana, una libertà che si spinge oltre i confini dell’animo umano e arriva a percorrere terreni caotici e inesplorati.
In altre parole, arte e religione sono espressioni di una libertà di espressione esclusiva e rivoluzionaria dell’essere umano, cioè quella che cerca di dare ordine e senso all’infinito caos dell’esistenza. Contattaci per rimanere sempre aggiornato sul mondo dell’arte.