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La Spigolatrice di Sapri
“La Spigolatrice di Sapri”, poesia risorgimentale da scoprire e comprendere fino in fondo, al di là delle polemiche sessiste.
Il personaggio de “La Spigolatrice di Sapri” protagonista della poesia di Luigi Mercantini, una delle più belle liriche risorgimentali, è oggi al centro di una polemica sessista per via della succinta statua realizzata per celebrare la fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacani e la poesia di Mercatini che a quell’evento storico si ispira. L’indignazione sorta intorno all’opera in bronzo di Emanuele Stifano inaugurata appena qualche giorno fa a Sapri, ha accesso infuocati dibattiti sui social riguardo la rappresentazione stereotipata della figura femminile. Senza addentrarsi nelle polemiche e nelle dovute critiche artistiche e sociali, una cosa è certa: questo evento ha il “merito” culturale di aver riportato all’attenzione dei più “La Spigolatrice di Sapri”, poesia emblema del Risorgimento italiano, opera da (ri)scoprire e comprendere fino in fondo per ribadire il valore morale e politico della lotta per i propri ideali, nonostante il fallimento.
L’evento storico
“Eran trecento, eran giovani e forti. E sono morti” … così inizia la poesia di Luigi Mercantini, scritta nel 1858, un anno dopo il fallimentare tentativo da parte del patriota Carlo Pisacane di innescare una rivoluzione antiborbonica nel regno delle due Sicilie.
Nel 1857 Pisacane preparò un piano di insurrezione nell’Italia meridionale, la cosiddetta spedizione di Sapri. Impadronitosi di un piroscafo di linea, attraccò a Ponza per liberare oltre trecento prigionieri, in maggioranza detenuti per reati comuni, con i quali sbarcò a Sapri, sulle coste della Campania meridionale. Lì, però, non trovò l’appoggio dei contadini, così che fu facile per le truppe borboniche vincere la battaglia. Pisacane, ferito, si uccise per non cadere. «Ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell’animo di questi cari e generosi amici… che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene all’Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire» lasciò scritto nel suo testamento politico.
“La spigolatrice di Sapri” poesia emblema
Per raccontare il tragico episodio, l’autore marchigiano adotta il punto di vista di una spigolatrice di grano che assiste al massacro degli ideali rivoluzionari e dei sentimenti patriottici. La lirica, che insieme a Inno a Garibaldi è l’opera più conosciuta di Mercantini, è una celebrazione dei martiri della causa nazionale. I versi della poesia enfatizzano un’aura leggendaria che fece entrare Sapri nell’immaginario popolare come simbolo dell’eroismo epico e dello slancio ideale che animavano in quegli anni il popolo italiano.
Una mattina, mentre andava a spigolare, una spigolatrice vide una nave con la bandiera tricolore in mezzo al mare che si fermò sull’isola di Ponza e liberò trecento detenuti politici. Poi i 300 uomini sbarcarono a Sapri, accusati di essere dei ladri, essi non rubarono neanche un pezzo di pane e si misero a combattere per la loro patria. Un giovane comandante con gli occhi azzurri e i capelli biondi guidava il piccolo plotone e la spigolatrice, gli domandò dove andassero e il comandante rispose che andavano a morire per la loro patria. La spigolatrice, quel mattino, non andò a lavorare e seguì il gruppo. Mentre si avvicinavano alla città si scontrarono due volte con le truppe borboniche. La prima volta riuscirono a sopraffare il nemico, ma non la seconda. Quei trecento uomini non scapparono, combatterono come se fossero più di mille, ma alla fine furono tutti uccisi e la spigolatrice non vide più il bel capitano dagli occhi azzurri e dai capelli biondi.
Leggi il testo integrale de “La Spigolatrice di Sapri” poesia
https://www.treccani.it/magazine/strumenti/una_poesia_al_giorno/07_26_Mercantini_Luigi.html
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